L’asse intestino-cervello
LEZIONE 03
L’affascinante asse intestino – cervello!
L’asse microbiota-intestino-cervello (MIC) è una connessione bidirezionale tra i tanti microbi intestinali e il cervello.
Se volessimo spiegarlo in termini fisiologici, potremmo definirlo come un collegamento tra il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario.
Lo stesso asse è regolato da fattori che dipendono dal complesso network di cellule che compongono il microbiota, la parete intestinale e il sistema neuronale.
È un po’ come una linea telefonica diretta, ma molto complessa, che fa comunicare, parlare, tradurre messaggi e operare miliardi di cellule del nostro corpo.

Facciamo ora un piccolo ripasso.
Il cervello, organo regista del sistema nervoso, è il principale centro di controllo del corpo.
Questo organo permette il movimento quando ordina ai nostri muscoli di attivarsi e interpreta tutti gli stimoli sensoriali che percepiamo. Ovviamente, non dimentichiamo che il cervello è anche all’origine dei nostri pensieri e del nostro umore.
Devi inoltre sapere che gli scienziati dividono il sistema nervoso in due sottosistemi: il sistema nervoso centrale, che include il cervello e il midollo spinale, e il sistema nervoso periferico, che include tutte le connessioni nervose al di fuori del cervello e del midollo spinale.
Ma com’è possibile che intestino e cervello siano collegati tra loro? Scoprilo nel prossimo paragrafo!
Il collegamento con l’intestino
Il tratto gastrointestinale è collegato al cervello tramite un importante fascio nervoso chiamato nervo vago.
L’asse MIC utilizza il nervo vago come linea telefonica principale.
Questa comunicazione si muove in entrambe le direzioni, il che significa che il microbiota intestinale può comunicare con il cervello attraverso il nervo vago, ma anche il cervello può comunicare con il microbiota intestinale utilizzando lo stesso asse.
Tra le tante attività, il nervo vago si collega a un’area del cervello in particolare, chiamata ipotalamo, in grado di controllare le emozioni, di farci percepire fame e sete e molte altre funzioni.
Ma non solo. L’ipotalamo infatti è anche un’importante struttura cerebrale per la regolazione dello stress, il quale funge da risposta del corpo a qualcosa che accade nel nostro ambiente.
Le azioni quotidiane che possono indurre una situazione ansiogena, e quindi lo stress, sono tutt’altro che rare.
Basti pensare all’ansia e stress da prestazione nel praticare sport a livello agonistico, all’andare a scuola per sostenere un esame, fino ad arrivare all’attesa di un quesito diagnostico per una patologia o a tanti altri eventi che ci influenzano tutti i giorni.
Alla luce di quanto appreso finora, possiamo dunque stabilire che non è un caso raro che uno stato ansioso si ripercuota inevitabilmente sul tuo intestino.
Sempre più spesso, inoltre, quando si parla di umore, si sente associare “batteri felici” all’avere un “cervello felice”.
Come tu stesso puoi ormai constatare, tale affermazione è veritiera e ormai ampiamente dimostrata da numerosi studi sul microbiota e su come lo stesso influenzi le molte funzioni del nostro cervello.

Esistono altri collegamenti?
Certo che sì!
Nel corpo umano esistono tanti altri collegamenti, non solo bidirezionali con l’ipotalamo, ma anche tridirezionali tra il sistema nervoso, il microbiota e il complesso asse ipotalamo-ipofisi-surrene (IIS), nonché sistema che include l’ipotalamo, l’ipofisi e le ghiandole surrenali.
Questo asse collega il sistema nervoso al sistema endocrino e controlla la risposta del nostro corpo allo stress, rappresentando il principale sistema che lo gestisce.
Lo stesso asse tridirezionale include inoltre ghiandole che producono una sostanza chiamata serotonina, ovvero un ormone che prepara il corpo a far fronte alle situazioni stressanti, aumentando la glicemia, sopprimendo il sistema immunitario e promuovendo la mobilizzazione di grassi e proteine.
In poche parole, la serotonina suggerisce alle cellule del nostro corpo come e quando è necessario produrre abbastanza energia per affrontare una situazione stressante.

La serotonina è anche definita come “l’ormone della felicità”, proprio grazie a questi effetti rilassanti e attivatori di risposte energetiche per il nostro cervello.
Recentemente si è scoperto che questo ormone viene prodotto anche dal nostro intestino grazie all’influenza che il microbiota intestinale ha su di esso. Da qui il termine “intestino felice”.
Purtroppo però, come accennavamo anche nel paragrafo precedente, ci sono alcune situazioni ambientali negative, che ci preoccupano e possono causare una risposta allo stress che dura per settimane, mesi o addirittura anni.
Questo stress a lungo termine può alterare la normale funzione di molti organi e apparati, compromettendone, a volte irreversibilmente, le attività.
Il tutto, rappresenta un ostico circolo vizioso, poiché lo stress a lungo termine può danneggiare i batteri che vivono nell’intestino e questi, a loro volta, possono alterare la corretta funzionalità delle connessioni appena descritte.
Il risultato non è dei migliori. Dopo una situazione preoccupante di lungo termine, il corpo umano potrebbe infatti non essere più in grado di attivare la sua risposta allo stress.
Il microbiota: l’ago della bilancia
Arrivati a questo punto, possiamo dunque affermare che il Microbiota rappresenta l’ago della bilancia: la doppia comunicazione tra questi assi, che si influenzano a vicenda, lascia spiragli di interventi terapeutici prima irrealizzabili.
Abbiamo spiegato che i fattori di stress che influenzano il cervello possono anche danneggiare l’intestino e i batteri che vivono in esso, tuttavia tali batteri adesso sappiamo possono anche rappresentare una valida soluzione.
Abbiamo già appreso come una situazione di vita difficile possa essere sufficiente per ridurre la diversità (numero e tipologia) di batteri intestinali e aumentare il numero di batteri cattivi nell’intestino.
Ciò che ancora non vi abbiamo spiegato è che questi cambiamenti nel microbiota intestinale possono anche causare cambiamenti nel cervello, aumentando il rischio di disturbi cerebrali, tra cui la depressione.
La depressione è un disturbo del cervello che distorce negativamente la percezione di sé stessi e del mondo esterno e che spinge le persone verso sentimenti di tristezza e colpa per molto tempo. Ad oggi, però, non si conosce l’esatto meccanismo di origine di questa patologia.
È possibile che i cambiamenti nel corpo che provocano la depressione coinvolgano la partecipazione dei tre sistemi che compongono l’asse MIC.
Insieme allo stress emotivo, infatti, la malnutrizione e l’uso elevato di antibiotici sono fattori di rischio che possono alterare questo asse e aumentare la probabilità di sviluppare un disturbo depressivo.

Malnutrizione e antibiotici sono due fattori che incidono negativamente sulla qualità del microbiota, depauperando il numero di microbi utili a mantenere sano e attivo l’asse intestino-cervello.
Ripristinare la perdita di questi batteri buoni è oggi un obiettivo che tanti scienziati, neurologi, psichiatri e psicologi si stanno ponendo.
Concludiamo questa sezione, informandoti che ultimamente, ad ALCUNI probiotici, vengono ascritte peculiarità importanti e capacità antinfiammatorie sull’intestino e sui vari organi a distanza, tali da poter essere considerati dei batteri buoni nel regolare ed equilibrare il nostro intestino in caso di disfunzioni o alterazioni.
Recentemente, agli stessi vengono assegnate anche capacità importanti nella sfera psichica e neurologica, con un aumento delle capacità di interazione cognitiva e umorale ed un aumento delle “prestazioni” da parte del nostro sistema nervoso centrale. Stiamo parlando degli psicobiotici.
Leggi l’ultimo paragrafo e scopri di più!

Gli psicobiotici: cosa sono?
Alcuni anni fa un’indagine sulla sindrome dell’intestino irritabile (IBS) ha attirato l’attenzione verso l’intestino e la sua influenza sulla depressione.
Tali ricerche, capeggiate da John Cryan, hanno evidenziato che le persone con IBS, unita a depressione, spesso riferiscono di aver subito traumi precoci nella loro vita.
Queste osservazioni sono state successivamente riscontrate anche negli animali, ed è stato confermato che anche i cuccioli che avevano subito il trauma di essere stati separati dalla mamma, mostravano un microbioma alterato e molto ridotto.
Ecco le parole di Cryan e il suo team dopo gli esperimenti:
“In questi animali, il cervello può subire dei traumi, in particolare le loro cellule nervose non parlano tra loro in modo appropriato, mostrando cambiamenti nel comportamento, ansia, paura, difficoltà nell’apprendimento, reazioni negative allo stress, nonché anomalie del comportamento sociale”.
Lo stesso gruppo di ricerca, studiando la somministrazione a 22 uomini sani di un ceppo chiamato Bifidobacterium longum per quattro settimane, ha evidenziato che i soggetti che ricevevano il probiotico presentavano livelli più bassi di ansia e ormone dello stress rispetto a prima. Gli stessi soggetti commettevano inoltre da due a cinque errori in meno nei test di memoria rispetto agli individui che non usavano il probiotico.
Nasce quindi un’altra categoria di probiotici, gli psicobiotici, cioè quei batteri capaci di influenzare positivamente il nostro cervello.
Se dovesse interessarti l’argomento, ti rimandiamo al libro scritto da Cryan e il suo collega Ted Dinan in merito a questi risultati, intitolato “The Psychobiotic Revolution”, per decisione presa insieme allo scrittore scientifico americano Scott Anderson.
Queste notizie ti hanno stimolato la curiosità? Allora continua ad approfondirle con noi di Neobilive! Siamo solo all’inizio 😉